Lunedì: riposo
Mercoledì, giovedì, sabato: ore 20.30
martedì e venerdì: ore 19:30
Domenica: ore 16.00
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SCHEDA SPETTACOLO: IL CASELLANTE
Può essere una vicenda “rubata” a quei cantastorie che giravano i paesi della Sicilia fra la fine dell’800 e gli anni ‘50 quella raccontata da Andrea Camilleri nel suo romanzo breve Il casellante, dove si narra la storia di Minica e suo marito Nino, che di mestiere fa appunto il casellante alla stazione di Sicudiana, in quella geografia immaginaria fra Vigata e Castellovitrano in cui si muove il commissario Montalbano. Anche qui avviene un atroce delitto, ma tutto è chiaro fin da subito: è la vendetta di Nino per la violenza subita da Minica incinta e la conseguente morte del bambino mai nato. Una favola nera, straziante, di echi pirandelliani che la versione teatrale traduce in forma di cunto popolare con le belle ed efficaci musiche originali di Mario Incudine, anche interprete nella parte di Nino, e i costumi rurali d’epoca fascista.
Dei tre livelli di cui è composto il romanzo – quello storico, quello realistico (da cronaca paesana) e quello mitologico (da tragedia arcaica), con la metamorfosi finale di Minica in albero – la regia di Giuseppe Dipasquale, accurata nell’illustrazione scenica, non ne privilegia nessuno affidandoli, per raggiungere un minimo di unità d’azione, alla voce narrante di Moni Ovadia, che interpreta anche due personaggi della storia, travestendosi perfino a vista nella parte della gnà Pillica, la mammana che con le sue arti magiche rende Minica incinta. La rappresentazione arriva così – un po’ travolta da una sovrastante varietà di musiche suonate e cantate dal vivo – a una semplificazione scenica del racconto di Camilleri, anche divertente e suggestiva, ma scenicamente ripetitiva, a volte ridondante; senza tuttavia nulla togliere ai magnifici attori, in particolare a Valeria Contadino nella parte di Minica, a cui regala accenti strani, inquieti, disturbanti, di forte rilievo espressivo e comunicativo.