dal: 19-05-2015 al: 27-05-2015
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: After the end

Stagione 2014-2015
Di Dennis Kelly
Regia di Luca Ligato
Cast Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò
Una produzione Alraune Teatro Milano
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 2

Il punto di partenza è sempre quello. Ammirato, troppo spesso imitato, Pinter è uno dei padri riconosciuti della drammaturgia contemporanea, non solo inglese. Non fa eccezione questo After the End.

Per una buona mezz’ora, il copione di Dennis Kelly scorre lungo binari noti, magari mischiati da qualche vaga reminiscenza beckettiana: Mark e Louise, maniaco-ossessivo e infantile lui, bella e un po’ isterica lei, costretti all’esilio da una minaccia esterna (un’esplosione atomica), in attesa di un’improbabile liberazione. I due parlano, stabiliscono le regole della forzata convivenza – la distribuzione del cibo, la comunicazione con l’esterno – , giocano a Dungeons&Dragons, ma soprattutto si scontrano, in un ambiente che segue pedissequamente le regole della vulgata, e senza che la tensione intervenga a movimentare le fila, perché tutto è chiaro, lecito, prevedibile.

Ma a questo punto, ecco la svolta. Perché lei è a lui legata. E quando ha la possibilità di fuggire, sceglie di restare. Addirittura, non reagisce durante lo stupro. Dunque il testo, che sembrava avviato verso una trita e ritrita riproposizione degli universi concentrazionari della letteratura postbellica, è in realtà una sottile e potenzialmente accattivante riflessione sui meccanismi del potere, il sentimento morboso che fonde la vittima col carnefice. E poco importa, allora, come possa lei (ri)guadagnarsi la libertà: l’interesse della pièce sta, piuttosto, nell’incapacità che questi giovani – i nostri giovani – hanno di accettare le responsabilità della vita adulta. Un disagio che solo in prima battuta appartiene a Mark, ma che via via finisce col nutrire anche Louise, fino all’imprevisto finale. Peccato, allora, che tutto scorra via così, leggero e quasi incolore, senza incidersi nei corpi e le intenzioni degli attori, e senza il coraggio, soprattutto, di farsi epifania. Tanto da consegnare lo spettacolo alla dittatura del “teatro di genere”: avvincente e ben congegnato sì, ma nel fondo, stantio.