dal: 23-10-2014 al: 02-11-2014
Terminato
Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Tel: 02 599951

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SCHEDA SPETTACOLO: Diario Del Tempo – L’epopea Quotidiana

Stagione 2014-2015
Di Lucia Calamaro
Regia di Lucia Calamaro
Cast Daniela Piperno, Davide Grillo, Federica Santoro e Roberto Rustioni
Una produzione Teatro Stabile Dell’Umbria
Recensione di: Francesca Serrazanetti Voto 2.5

Dopo L’origine del mondo, con il Diario del tempo Lucia Calamaro sceglie di continuare a indagare il malessere del quotidiano, non più tramite tre generazioni di donne ma attraverso le diverse solitudini di una generazione di quarantenni. La prima parte dello spettacolo, che debutterà l’anno prossimo nella versione completa, vede in scena Federica (Santoro), Roberto (Rustioni) e Lucia (la Calamaro stessa). Federica è una giovane disoccupata che, nell’ansia di impegnare il tempo, perde il controllo della propria esistenza, fino a pensare che ci sia un’altra sua esistenza parallela, in qualche parte del mondo, che magari un lavoro ce l’ha. Fa sport, cura il verde, si veste di giallo, o a righe, per farsi notare, ma di fatto resta vittima della propria ignavia. Roberto, il vicino di casa obbligato al part-time, è il solo amico di Federica, che su di lui sfoga la propria noia e le proprie fissazioni. Lucia, supplente di ginnastica che si è iscritta a filosofia e cerca di capire Lacan, è la vicina del piano di sopra. Nelle loro teste i pensieri non hanno freno, si alimentano fino a diventare ossessivi. «La mente lasciata sola con se stessa sborda dal reale»: sembra essere questa la chiave – pronunciata in scena da Federica – di tutto lo spettacolo. E il testo è un fiume di parole che dà voce a quello che avviene nel privato del proprio incontrollabile inconscio: un continuum mentale che potrebbe andare avanti all’infinito, come afferma la Calamaro, e che si interrompe solo perché i limiti del tempo scenico lo richiedono. Ma questa espressione dell’inconscio diventa, in particolare nel secondo atto, rigonfia e ai limiti dell’autoreferenzialità. L’autoironia dei personaggi e la bravura degli attori creano una sinergia con il pubblico soprattutto nei dialoghi: nel confronto (e nello scontro) si comprime la ridondanza di parole che, nel monologo, così come nella solitudine del proprio rimuginare, non conoscono confini. Un ruolo chiave ha da questo punto di vista il personaggio di Roberto che, con la maggiore concretezza e un diverso registro interpretativo, scardina la massa introspettiva delle due donne e introduce uno stacco necessario. I pochi oggetti in scena – che, insieme alle luci di Gianni Staropoli, riescono a cambiare quadro in modo immediato ed efficace – offrono un appiglio (per gli attori e per il pubblico) alle sicurezze della realtà. Ma non bastano a contenere un flusso di pensieri che, nel debordante contorcersi su se stessi, sfuggono di mano.