dal: 17-11-2017 al: 17-11-2017
Terminato
Piazza Cesare Beccaria, 8 - 20122 Milano
Tel: Tel. 02 36590120 - Biglietteria: 02.45388221
Orari:

Orari prossime aperture biglietteria:

7-8-11-12 settembre dalle 16:00 alle 19:00
13-14-15-16 settembre dalle 17:00 alle 20:00
17 settembre dalle 13:00 alle 16:00

indirizzo mail: biglietteria@teatrogerolamo.it

 

Prezzi: 7 - 40 €

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SCHEDA SPETTACOLO: CLEOPATRÀS

Stagione 2017-2018
Di Giovanni Testori
Regia di Gigi Dall'Aglio
Cast Arianna Scommegna
Una produzione ATIR Teatro Ringhiera
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 3

Cleopatràs, Erodiàs, Mater Strangosciàs: tre eroine, tre miti della cultura occidentale, divisi da tutto – estrazione sociale, contesto storico, personalità – per consegnare ai posteri il proprio personalissimo inno alla vita. Alle soglie della morte, con i Tre Lai Giovanni Testori sigilla il suo testamento artistico, compendiando una produzione strabordante e discussa, tra le più significative per qualità e quantità dei temi proposti.

Nonostante l’innegabile valore artistico, questi monologhi, pubblicati postumi nel 1994, sono meno frequentati della Trilogia degli Scarrozzanti: colpa, forse, di quel linguaggio così aspro, blasfemo, così vivido e incandescente, che prende a prestito la forma del lai medievale per compiere un viaggio nell’anima di una donna privata del suo amore, pervenendo a un livello altissimo di sperimentazione, interrotto solo dalla morte dell’autore. Rende giustizia alla sconvolgente vitalità del primo di questi testi la produzione dell’Atir (che debuttò nel 2010): Cleopatràs.

Tutto, in questo spettacolo, trasuda passione: la regina immaginata da Gigi Dall’Aglio è una donna volubile e voluttuosa, il suo amore per la vita è lancinante e furioso, la lussuria smodata, il dolore per la morte di Antonio rabbioso e disperato. E insieme, Cleopatràs, questa donna sola, trapiantata da Testori nella Brianza, è fragile, delicata, indulgente ad attimi di femmineo abbandono. Spuntano, persino, come già in Erodiade, dei riferimenti metateatrali che proiettano la vicenda su di un altro piano, costringendo l’interprete a estraniarsi dal personaggio per rientrarne subito dopo. Occorreva una grande attrice per rappresentare tutto questo, e grande, la Scommegna, primadonna di questo magnifico assolo, mostra di esserlo davvero. Proseguendo un percorso iniziato con Qui città di M e La Molli, divertimento alle spalle di Joyce, conferma di avere personalità da vendere e la maturità necessaria per declinare le sfumature di un personaggio complesso, mettendoci fantasia, tecnica e passione, senza scadere nella retorica, e oppugnando alle difficoltà di comprensione che la lingua di Testori sempre pone al pubblico una fisicità che colpisce per forza e istintività. A completare il lavoro registico contribuiscono l’allestimento scenografico – sabbia, sgabelli, una testa di legno, un abito bianco, su cui disegnare con la vernice i luoghi della vita e dell’amore, una cesta – e la musica, ma la scena è tutta della Scommegna, il suo è un grido che non si perde, un inno alla vita e insieme un atto di denuncia contro l’indifferenza e le ipocrisie della vita contemporanea.