Dall’1 al 3 aprile: DONNA TERROR DEL MONDO presso lo spazio teatrale de LabArca Teatro Musica

Donna terror del mondo – da Carlo Goldoni e Veronica Franco

sabato 1, domenica 2, lunedì 3 aprile ore 21:00

drammaturgia Egidio Bertazzoni
con Anna Bonel e Anita Quero e la partecipazione di Franco Sangermano
regia di Anna Bonel – assistente alla regia Alice Tassara
scene e disegno luci di Danilo Marabotto
costumi di Elena Galbiati

fagotto Giacomo Bertazzoni
violoncello Ivo Martinenghi
alla consolle Prageeth Fernando

LabArca, via M. d’Oggiono 1, Milano (Tram 2 – 9 – 10 – 14 | Bus 94 | MM Sant’Agostino – Sant’Ambrogio)

info e prenotazioni labarcateatromusica@gmail.com

Ingresso intero 15 EURO – Ingresso ridotto (under 25) 10 EURO

 

Donna terror del mondo nasce dalla suggestione di un proverbio veneziano: Donna, danno, malanno, terror del mondo chi non la sa governar presto va in fondo. Questo antico detto popolare sintetizza la grettezza mentale, l’orrore dell’abisso, la paura di perdersi nella voragine femminile, quel luogo misterioso e ambìto da cui tutti siamo usciti in carne ed ossa, con lacrime e sangue, consegnati da una volontà  superiore alla vita e alla morte. Carlo Goldoni ammette (quasi suo malgrado) che le donne sue contemporanee sono “in movimento”, per natura cambiano così come stanno cambiando i tempi, mentre l’universo maschile resta figé, tetragono e immobile.
Altri proverbi, cupi e misogini come quello che intitola lo spettacolo, scandiscono l’avvicendarsi in scena di personaggi femminili (Margarita, Lucietta, Mirandolina, Rosaura, Bettina, Donna Felice), di Goldoni coi suoi Memoires, del rustego Lunardo e di una poetessa veneziana, “honesta cortigiana”, che visse, scrisse e amò nel ‘500, Veronica Franco. Un personaggio quasi archetipico delle donne goldoniane.
La donna, costituzionalmente dotata per essere “contenitore” di umanità e temuta per il tremendo potere che questa funzione emana -quasi che essa possa autodeterminarsi nella propria facoltà generativa- danneggia e terrorizza gli uomini fragili: “Tutti quanti semo mati per quel buso che semo nati”.

La naturale ambientazione dello spettacolo è Venezia, la gran madre dell’Occidente, magico ventre morbido e accogliente della nostra civiltà, dei suoi splendori e della sua crisi, sfondo ideale per l’illuminista Goldoni che fa delle sue donne le portatrici di lumi, ragionevolezza e amore.