Sabato 27 maggio, alle ore 15 presso il Teatro Out Off, prima dell’ultima replica dello spettacolo “L’imperatore della sconfitta” di Jan Fabre verranno proiettati due film dedicati all’artista fiammingo

Sabato 27  maggio prima dell’ultima replica dello spettacolo “L’imperatore della sconfitta” di Jan Fabre verranno proiettati due film dedicati all’artista fiammingo.

Ore 15 – proiezione di Jan Fabre. Beyond the Artist, un film di Giulio Boato

(Francia, Belgio; 52’; 2015) v.o. inglese e francese, con sottotitoli in italiano
presenta il film il regista Giulio Boato

ore 16 – proiezione di Surrender, un film di Phil Griffin

(Gran Bretagna, Belgio; 117’; 2017) v.o. inglese, con sottotitoli in italiano
che testimonia le prove di Mount Olympus – To Glorify the Cult of Tragedy, a 24-hour performance, spettacolo-capolavoro di Jan Fabre, realizzate nel 2015 nel teatro-laboratorio dell’artista fiammingo, ad Anversa, coinvolgendo 27 performer per 12 mesi e che ha ricevuto il Premio Ubu 2016 come migliore spettacolo straniero presentato in Italia.

Ingresso libero

Jan Fabre (Anversa, 1958), artista visivo, regista, scrittore, nipote del celebre entomologo Jean-Henri Fabre, dice di aver ereditato dal bisnonno la passione ossessiva per la ricerca e l’indagine naturale. E’ noto soprattutto per i grandi disegni a biro blu, le sculture realizzate con insetti, le installazioni ambientali, ma anche per le opere liriche, i balletti e le performance realizzati con la sua compagnia Throbleyn di Anversa. Quello di Fabre è un teatro della fisicità che utilizza il corpo in ogni sua forma (danza, performance, azione teatrale). Nei primi anni ’80 si impone all’attenzione mondiale con gli spettacoli  This is Theatre Like it Was to Be Eexpected and Foreseen (1982) e The Power of Theatrical Madness (1984) operando un taglio netto con le convenzioni teatrali.  Scrittore anche di testi teatrali fin dal 1975, è rappresentato con sempre maggior frequenza in Europa, Stati Uniti, Giappone e Australia.  I suoi drammi rompono lo schema del linguaggio dando corpo a personaggi irriverenti, provocatori, paradigmi di un’umanità andata in frantumi e di cui ne mostrano i cocci nel vano tentativo di ricostruirne l’identità liberata dalle catene  dei miti del materialismo e dell’immagine.  Della sua arte dice: “Sono un poeta del disegno e della scrittura, un avventuriero, un terrorista che lavora per le spore del suo cuore e delle sue idee.”

“ Sono l’imperatore della sconfitta. Anche quando cado, io volo.”

16 > 27 maggio (Prima nazionale)

L’IMPERATORE DELLA SCONFITTA

di Jan Fabre
traduzione di Giuliana Manganelli
regia: Elena Arvigo e Sara Thaiz Bozano
con Elena Arvigo e Marco Vergani
scene Alessandro di Cola
Produzione Teatro Out Off

A conclusione delle iniziative e degli spettacoli pensati per i 40 anni dell’Out Off presentiamo in Prima Italiana lo spettacolo L’imperatore della sconfitta di Jan Fabre con l’interpretazione  di Elena Arvigo anche co regista insieme a SarahThaiz Bozano. Il senso delle manifestazioni per i 40 anni non è stato solo quello rievocativo nè tantomeno quello celebrativo, ma la volontà di ricollegarsi alle radici della nostra storia per rilanciare oggi nuovi progetti e indicare obiettivi e percorsi futuri. In questo senso va la proposta dello spettacolo che vede coinvolta una delle artiste più significative del panorama teatrale italiano misurarsi con un autore eclettico come Jan Fabre, artista visivo, regista, scrittore. Per l’Out Off Jan Fabre è stato un punto di riferimento artistico fin dal primo incontro avvenuto nel 1985 quando venne invitato a Milano dall’Out Off per la rassegna Sussurri o Grida con lo spettacolo Il potere della follia teatrale. Il rapporto è continuato poi in altre occasioni culminate con l’inaugurazione della nuova sede di via Mac Mahon nel 2004 con lo spettacolo Cryng body.

L’imperatore della sconfitta è un testo per il teatro di Jan Fabre del 1994 che l’artista belga ha dedicato all’attore Marc Moon Van Overmeir e fa parte di una serie di monologhi scritti tra il 1975 e il 1994 e rappresentati in tutto il mondo. Il testo punta i riflettori sul fallimento, tabù nell’era del successo imperante.
Forza interiore e accettazione dei propri limiti sono gli unici mezzi di cui dispone l’uomo per riscattarsi dalla propria condizione miserevole.
E’ il racconto di un tentativo che non si esaurisce nel fallimento, ma che trova, anzi, nel fallimento la sua forma perfetta.
La sconfitta è azione, atto rivoluzionario, momento di rivincita e possibilità di proseguire. La sconfitta, dunque, come punto di partenza e di arrivo perché se non fossimo sconfitti non avremmo la possibilità di continuare a sbagliare e quindi a esistere nel mondo